Mario Fulcheri: un collega, un amico
Non è più fra noi, il grande Mario.
Un collega, in forte sintonia con moltissimi altri. Un amico, in perenne slancio per relazionarsi.
Un esempio, raro, di collega “double face”, con una capacità di integrazione quasi perfetta, nel passare da un ruolo all’altro: da un lato il ricercatore rigoroso e “accademico” (tutt’altro che nel senso deteriore!), dall’altro il cantante, il musicista, l’intrattenitore, l’“amicone” per eccellenza. Ricordo, in proposito, una sua precisa definizione: “In università io porto avanti la linea della lealtà, non quella della fedeltà”. E questo dice tutto. Sulla onestà intellettuale, sulla linea adottata da un uomo che solo sbrigativamente qualcuno avrebbe potuto giudicare come “superficiale, ingenuo, giocherellone”. Ma Mario non è stato un “giullare”: deposti gli abiti del simpaticone, afferrati con decisione gli strumenti metodologici delle scienze psicologiche (nelle loro varie declinazioni) diventava un baluardo a difesa del rigore e della creativa precisione di colui che produce conoscenza. E non solo conoscenza, anche azione. Non solo ricerca pura e ricerca applicata ma anche stringente operatività clinica (con i pazienti) ed efficace comunicazione nel momento dell’insegnare (con gli studenti, della prima e della terza-quarta età).
Che dire delle sue capacità e della sua produzione in campo scientifico-professionale? È stato medico, psichiatra, psicoterapeuta e analista adleriano, Professore Ordinario di Psicologia Clinica, nonché fondatore e Presidente Emerito del Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute (Dipartimento di Scienze Psicologiche, della Salute e del Territorio, Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara). È stato inoltre Docente presso svariati corsi di laurea triennale e magistrale presso alcune università italiane, così come presso varie Scuole di Specializzazione sia universitarie sia private, nonché presso l’UNITRE (Università della Terza Età e delle Tre Età) Sede di Torino. Ultimamente era il post-cooordinatore nel Comitato Esecutivo della Sezione di Psicologia Clinica e Dinamica della AIP (Associazione Italiana di Psicologia). Ha firmato di più di trecento articoli scientifici e svariati volumi. E si potrebbe continuare, con mille dettagli...
Un uomo buono e capace di slanci di generosità. Entusiasta in tutto, anche per la sua amata Juve, alla quale peraltro non perdonava strane e inconsuete cadute nel gioco (e persino nello stile)... Professionale e umano al tempo stesso, con tratti di signorilità che brillavano anche quando si svelava il “puer aeternus” che in lui si incarnava. Fra sue varie competenze, non ultima, anzi fra le prime, Mario poneva il sempre più attuale e importante tema dell’invecchiamento, per cui la SIPI spesso lo ha visto protagonista in qualità di relatore e organizzatore di simposi, come pure autore di significative pubblicazioni. La perdita, per tutti noi della SIPI, è grave. I sentimenti, gli affetti ne soffrono. Scienza e signorilità sono state offese da malattia e morte. Ma, proprio come diceva e spronava Mario, camminiamo uniti in avanti!
È una perdita grande. Mi si perdoni un riferimento personale. Si spezza un legame con me e mia moglie Elena che durava da più di quarant’anni: accomunati dalla “piemontesità”, sempre in amicizia e collaborazione, assieme abbiamo praticamente fatto crescere la neonata Università della Terza Età (fondata a Torino e in seguito diffusasi in tutta Italia, Svizzera, Argentina). Segno questo che accanto alla scienza (la SIPI, il Gruppo di Psicologia Clinica dell’Invecchiamento dell’AIP, etc.) sempre presente è stata in lui l’attenzione a fornire esempi di “alta divulgazione” (l’UNITRE) in favore di un “coraggioso saper invecchiare” (parole sue).
E pensare che proprio il giorno prima della sua dipartita è avvenuta la pubblicazione di un libro sull’invecchiamento attivo al quale aveva fornito, perfezionandolo, un contributo. Ed è mancato senza esserne venuto a conoscenza.
Caro Mario, carissimo Prof. Fulcheri: ci hai insegnato tante cose; abbiamo lavorato assieme in armonia. Hai messo tante persone “sotto”, a darsi da fare, imponendo la tua autorevolezza, mai l’autoritarismo. In particolare, poi, ci hai fatti “morire” dalle risate. Sicuramente farai la stessa cosa in Paradiso. La psicologia italiana perde uno dei suoi pilastri (scientifici e umani). Ma penseremo sempre al grande amico e grande collega. Ci ha lasciati sì con il corpo ma ci lascia i suoi insegnamenti e la sua umanità. Tante conferenze, tante pubblicazioni, tanti congressi: quanta ricchezza culturale e scientifica abbiamo visto nelle sue parole e nelle sue azioni! È stato un amico a volte esuberante, ma sempre schietto e leale, del quale, senza ipocrisie, non possiamo che dire bene. Lo ricorderemo per la sua inesauribile energia, che sapeva trasmettere molto bene, in modo trascinante. Lo ricorderemo con stima e affetto. Ne ricorderemo soprattutto la vivace e prorompente voglia di vivere.
Luciano Peirone